LA VICENDA DEI DUE CANI E DELLA SIEPE
(immagine dal web)
LA VICENDA DEI DUE CANI E DELLA SIEPE
Si narra la vicenda di due cani, che si sentivano i padroni di territori separati da una siepe.
Passavano le loro giornate in lite costante, abbaiando e correndo avanti e indietro, e quando i rami diradati lo permettevano, potevano perfino avvicinarsi con i musi, che spingevano tra i rami ringhiando minacciosi e ostentando denti bianchi ed affilati.
Poi ripartivano, saltando e correndo senza posa, inseguendo quella lotta impossibile con l’irraggiungibile odiato antagonista… un giorno dopo l’altro, un anno dopo l’altro, tutti ricolmi di grinta, di schiamazzo, di attacchi simulati, minacce evanescenti, e della medesima corsa e rincorsa sull’arido solco.
Qualcuno però li vide il giorno in cui la barriera era interrotta: nella siepe, infatti, s’era creato un varco grande quanto una porta, e i due cani all’improvviso furono l’uno di fronte all’altro.
Finalmente era giunto per loro l’agognato momento di guardarsi negli occhi e scegliere che cosa fare dei loro intenti, delle loro promesse, del loro potere.
Pochi immobili istanti di paura…
poi, la simultanea scelta, di ritornare indietro, di restare nel conflitto,
a sbraitare di qua e di là dalla siepe-barriera, con il preferibile e rassicurante nemico esterno, e quei due cani rallentati dall’età, pare che stiano ancora andando avanti e indietro, abbaiando, cercando, ed evitando.
Ci vuole più coraggio a fermarsi che a correre,
ce ne vuole molto di più a tendere una mano che ad insultare,
ce ne vuole per cercare la verità e accoglierla anche quando per liberare fa crollare certezze,
ce ne vuole per vedere, e non girare la testa dall’altra parte pur di non farlo,
ne serve tanto per farsi delle domande ed esser pronti alle risposte,
ne serve per dire BASTA quando è ora, con fermezza e dignità,
ne serve per prendersi la responsabilità piuttosto che fuggire o inveire accusando infiniti fuori,
ne serve tanto per scegliere e tanto per fare,
ed il rischio di tornare all’improduttiva sfinente corsa, è grande, ma noi siamo qui per essere consapevoli e scegliere responsabilmente.
Tornando alla metafora dei due cani, se ora questa è la loro scelta va benissimo, se così sono felici, è perfetto.
Quel che conta e farsi la domanda “Questo va bene per me adesso?” e onestamente rispondersi. E se la risposta è no, agire di conseguenza.
Siamo qui per essere cuori in azione, per essere il coraggio e l’eroe che nasce con la potenza della vita solo dopo aver incontrato ed affrontato i propri draghi. Che ha la potenza della fioritura, del sole che sorge, di una sorgente che sgorga, fresca e incontenibile e non sceglie chi dissetare, sa di essere acqua e acqua sarà per chi vorrà bere, attento a custodirne la purezza.
Siamo qui per recuperare la coscienza del nostro potere, per scegliere continuamente di manifestarci nell’amore, al servizio della verità e della libertà, siamo qui per sostenere il cambiamento, che parte dal nostro interno pacificato.
Buongiorno a tutti,
condivido questo racconto che oggi mi è tornato alla memoria sollecitato dall’incessante strumentale ostilità tra chi è da una parte e chi dall’altra, tra chi è a destra e chi a sinistra, tra chi è al potere e chi all’opposizione, scambiandosi così le parti e le vane promesse incantatrici.
Tutto questo non serve per il salto, crescere significa trascendere quel teatrino patetico e costosissimo (su tutti i piani), se saliamo svanisce.
Ma per farlo serve l’AZIONE, serve una scelta, e uno sforzo, perché senza questo la gravità e le basse emozioni bloccano alle corrispondenti basse frequenze.
E’ tempo di risalire, di non farci etichettare, di scegliere valori che trascendono e senza andare in groppa a nessuno dei due cani!
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Bellissimo