Gli Auguri con la favola del Pipistrello e la metafora del cammino rimasto a metà
LA FAVOLA DEL PIPISTRELLO E LA METAFORA DEL CAMMINO RIMASTO A META’
Vorrei fare questi Auguri con una favola ed una metafora davvero speciale. La raccontavo a mio figlio e me la chiedeva spesso perché era tra le sue preferite.
Ogni favola contiene una metafora, e questa è molto attuale.
C’era una volta un topino che ebbe l’avventura di trovarsi in una delle estati più torride della memoria, tra la terra secca e la polvere il cibo era finito.
Dapprima con tutte le sue forze iniziò ostinato a cercare dove ricordava di averne trovato in passato: nei campi, nei granai, nelle cantine, visitò anche qualche cucina seppur rischioso… ma niente, il cibo era sparito ovunque. I giorni di digiuno e la fame cominciavano a sfocare la vista, si sentiva debole e la determinazione sii fece prima sconforto, poi disperazione…
Un giorno, abbandonato al pianto alzò gli occhi e vide un uccellino che becchettava gli ultimi frutti rimasti in cima ad un albero, e in quell’istante desiderò moltissimo essere come lui.
Diceva: “Oh… tu sì che sei fortunato, tu sì che sopravvivrai, guarda con quale facilità arrivi lassù gustandoti quelle delizie, e io… povero me… aaahhhh quanto vorrei poter volare anziché morire così…”
Era talmente disperato, ed il suo pianto così straziante, che comparì una Fata. Il topino credeva di sognare o peggio… di essere già morto.
“Ehi tu topino perché mai piangi così disperatamente?” chiese la Fata.
“Piango perché ho tanta fame” rispose il topino “da giorni cerco un po’ di cibo, almeno una briciola… ma niente sto morendo e guarda quegli uccellini lassù, loro sì che sono fortunati, loro sì che potranno continuare a cibarsi, mentre io sono finito!” e ancora “Vorrei tanto essere un uccellino, ecco perché piango e mi dispero! E tu chi sei?”
“Sono una Fata.”
“Una fata???? Allora dimmi, tu puoi aiutarmi????”
Il suo desiderio era intenso e sincero al punto che la Fatina decise di aiutarlo: “Sì, posso aiutarti topino, ora smetti di piangere e sappi che potrai diventare un uccellino a un patto: dovrai superare una prova”.
Con la speranza infusa dalla Fata, il topolino aveva all’istante recuperato le forze: “Qualunque cosa Fatina, qualunque cosa” saltellava felice “potrò volare, volerò, sarò un uccellino, vivrò felice, avrò per sempre cibo in abbondanza.”
“Aspetta topino devo parlarti della prova da superare.”
“Si si, certo lo farò, farò qualunque cosa tu mi chieda, te l’ho detto, parla, parla, su facciamo presto”
“La prova consiste in questo: ora accenderò un fuoco, su questo fuoco metterò un pentolone, lo coprirò con un coperchio, metterò a cuocere un buon minestrone e tu non dovrai aprire la pentola finché non sarà pronto.”
“Ma certo, tutto qui…. benissimo cominciamo su presto, presto!!!
“Non avere fretta, topino e sappi che se solleverai il coperchio prima del tempo tutto si fermerà, la prova sarà fallita, devi attendere che sia pronto e se riuscirai, al termine sarai divenuto un uccellino, come desideri e chiedi.”
“Si si te l’ho detto siiiiiii”
La Fatina cominciò i preparativi con la quiete del rito, mentre il topino impaziente si muoveva senza sosta e senza direzione.
La Fatina accese il Fuoco, e appena fu pronto, vi mise il grande pentolone con un cibo che non fu dato a nessuno vedere, lo coprì con il coperchio e iniziò la preparazione.
“Ora vado topino, ricomparirò quando sarà il momento, ricorda, fino a quel tempo attendi.”
Sparì nel nulla, così come dal nulla era comparsa.
Il topino continuava la sua frenetica corsa avanti e indietro, poi in cerchio, in un’attesa che cominciava a diventare insopportabile per la sua ansia.
Per di più il profumo che usciva da quel pentolone e si diffondeva nell’aria era celestiale, mai sentito nulla di simile.
La fame ormai era alle stelle, al topino pareva fosse trascorso un tempo interminabile e cominciò a pensare “la fatina si è dimenticata… e io non ce la faccio più” e in questo frenetico dimenarsi girò la testa e vide che aveva le ali, SIIIII aveva già le ali… la sua felicità era immensa. La voce della sua coscienza – perché anche i topini ce l’hanno – ripeteva “resisti, attendi, rispetta i patti, la prova non è completata” e a se stesso rispondeva “ma certo che è terminata HO LE ALIIII ho già aspettato abbastanza, la trasformazione è avvenuta e di certo la fatina si è scordata…” si avvicinò ancora di più al pentolone per aprirlo “no no non possiamo farlo, no, resisti non è ancora tempo” il topino rispondeva alla coscienza “uffa basta con tutte queste storie, ho le ali, ora apro il coperchio e finalmente mi mangio questa delizia”.
Detto questo aprì e nello stesso istante comparì la fatina.
“Ahi Ahi Ahi topino… non erano questi i patti… non hai superato la prova… ora qui tutto resta congelato. Guardati, hai le ali ma ti è rimasto il corpo da topo. Potrai volare ma soltanto la notte, di giorno starai appeso a testa in giù. Ti chiamerai pipistrello e le persone avranno ribrezzo di te.
Ecco come sono nati i pipistrelli, che sono certo utili e anche carini ma finisce così la storia di un topino e di un cammino interrotto prima del tempo, rimasto a metà.
Auguro a noi tutti di superare le prove, di completare la trasmutazione e raggiungere la propria Forma Perfetta, “quando sarà pronto”.
Con amore,
Alessandra
in questo video te la racconto io
https://www.facebook.com/alessandra.pizzi.925/videos/1496230897161334/